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26/02/2019      

4.0: la soluzione è la trasformazione



4.0 è un termine ormai utilizzato all’ordine del giorno in ambito industriale, con il quale si vuole esprimere modernità, innovazione ed evoluzione. Ma in quali termini? Partiamo dall’analisi dell’espressione "Industria 4.0": viene utilizzata per la prima volta in Germania durante la fiera industriale di Hannover del 2011, e abbraccia il tema dell’interconnessione e della cooperazione delle risorse. Scaturito dalla quarta rivoluzione industriale, il processo di trasformazione ha il presupposto di portare ad una fabbrica del tutto automatizzata dove il dato non è più inteso solo come un’informazione in un sistema isolato, ma è parte di una rete e crea valore.

I principi fondamentali riguardano:
  • La connettività tra sistemi fisici e digitali attraverso la raccolta e la gestione del dato, che si declina in Big Data, Open Data, Internet of Things e Cloud computing;
  • Analytics: potenza di calcolo per ottenere risultati precisi, veloci e aggiornati;
  • Interazione tra uomo-macchina sviluppata attraverso tecnologie operative ad esempio interfacce user-friendly e realtà aumentata;
  • Passaggio dal digitale al reale tramite la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica collaborativa, le interazioni machine-to-machine e le nuove tecnologie.

E sono volti a creare una rete distribuita di intelligenza, che connota l’ambiente della fabbrica come un sistema integrato e collaborativo in grado di semplificare, razionalizzare e, quindi, rendere più efficiente la creazione di prodotti e l’intera supply chain.

I campi applicativi di questo nuovo approccio sono molteplici: dal settore manifatturiero a quello tessile, dal settore elettronico a quello ceramico, come anche la robotica applicata al medicale.

La rivoluzione digitale si esprime nella definizione di un ambiente in continuo cambiamento dove azienda e persone devono crescere insieme integrandosi attraverso relazioni sempre più delicate e complesse. Questa connessione apre nuove strade verso un modo innovativo di produrre e consumare che ha un impatto importante nella vita quotidiana delle persone. Come accade di solito in una circostanza di cambiamento, si sono sviluppate alcune tematiche di discussione di carattere sociale. Proveremo a chiarirne alcune partendo da questo quesito: ma quali saranno gli effetti della quarta rivoluzione industriale?

In questi primi anni di sviluppo del 4.0 continuano ad esserci grandi aspettative e grandi timori. Da questa innovazione, infatti, si ambisce a ottenere una fabbrica intelligente in cui operatori, macchine, sistemi di controllo ed anche i prodotti siano in grado di comunicare tra loro in tempo reale. Lo scopo principe è quello di rendere le aziende capaci di rispondere ad una domanda sempre più caratterizzata da alta varietà e variabilità, oltre che al mero abbattimento dei costi di produzione. Tutto ciò mira a garantire una continua competitività sul mercato se sostenuto da un’attenta progettazione di supply chain affidabili e just in time. Se le aspettative sono quelle appena elencate, non possiamo prescindere dalla presenza di criticità derivanti dalla difficile padronanza di tecnologie così articolate e la scarsa disponibilità di risorse che siano in grado di utilizzarle. 

Uno dei timori più diffusi, infatti, riguarda l’occupazione: come cambierà il lavoro? Quali nuove professionalità saranno necessarie e quali invece saranno destinate ad evolvere? Marco Taisch, professore del politecnico di Milano, puntualizza che "lavorare nell’industria 4.0 non equivale ad essere sostituiti. […] Si tratta di aggiornare le competenze: domani ci sarà bisogno di interagire con la macchina.

Ci troviamo di fronte, appunto, ad un fenomeno contrassegnato da trasformazione e riqualificazione delle risorse e non da distruzione.

Se diventa evidente che alcune professioni diventeranno obsolete a causa di automazioni, ad esempio attraverso l’utilizzo di robot, programmi su misura, guida automatica, riconoscimento automatizzato di determinate situazioni, proprio grazie ad esse si creeranno nuovi ruoli che vedranno le persone protagoniste e saranno necessarie azioni di riqualificazione e formazione per poter adattare la forza lavoro ai propri processi. Si prediligeranno formazioni interfunzionali rispetto a quelle verticali e caratteristiche, come la creatività e la flessibilità, saranno necessarie per colmare ciò che la macchina non è in grado di compiere. In questo senso, l’uomo risulta ancora una volta al centro. De Toni e Rullani, nel loro libro "Uomini 4.0: ritorno al futuro", sottolineano che le aziende moderne hanno bisogno appunto di uomini 4.0.  Infatti, le professionalità che saranno ritenute più interessanti, oltre a quelle che avranno a che fare con l’informatica, l’ingegneria e il management specializzato sul tema, acquisiranno valore quelle completate da soft skills, come il problem solving, la flessibilità, il pensiero critico e la creatività. Sempre Taisch invita ad avere non solo macchine all’avanguardia ma soprattutto persone connesse, ossia autorevoli sull’argomento. 

"La prima regola di ogni tecnologia usata negli affari è che
l'automazione applicata ad un'operazione efficiente ne ingrandirà l'efficienza.
La seconda è che l'automazione applicata ad un'operazione inefficiente ne ingrandirà l'inefficienza.
Bill Gates